Su prenotazione per gruppi min. 15 persone/In occasione di Eventi
L’anfiteatro romano di Suasa, unico monumento rimasto sempre visibile, è situato ai limiti del pendio collinare che cingeva a oriente la città, in un settore occupato da complessi pubblici e privati di elevato tenore architettonico: Foro, Domus dei Coiedii e Teatro.
Di forma ellittica è per dimensioni uno dei maggiori delle Marche: asse maggiore 98,7 m. (333 piedi); asse minore 77,2 m. (260 piedi). Una stima approssimativa consente di stabilire tra settemila e diecimila il numero di spettatori ospitati.
L’anfiteatro aveva otto accessi (vomitoria) che permettevano l’ingresso all’arena e ai vari ordini di gradinate. Gli ingressi erano coperti da volte e i due principali, posti all’estremità dell’asse lungo, erano costituiti da una galleria centrale affiancata da due laterali più strette. Ben conservata è la soglia tra l’accesso principale meridionale e l’arena.
La vasta spianata ellittica dell’arena era cinta da un alto podio realizzato con filari alternati di laterizi e blocchetti di calcare locale bianco e rosa. Sulla sua sommità un corridoio pavimentato con lastre di calcare bianco.
Al di sopra si conservano ampi tratti dell’ima cavea, il primo giro di gradinate, formata da tre gradini-sedili rivestiti di calcare. Uno spazio (praecinctio) la separava dalla media cavea, cinta da un basso muretto rivestito di lastre calcaree, raggiungibile con scalette a gradini lapidei.
È probabile che qui le gradinate fossero costruite in legno ed appoggiate in parte sul terrapieno di riempimento (lato occidentale) o direttamente sulla scarpata collinare (lato orientale).
Anche l’ultimo ordine della gradinata, la summa cavea, doveva essere costruita in legno.
Il muro perimetrale dell’anfiteatro è costruito con paramento esterno in filari di blocchetti di calcare bianco e rosato locale, alternati a ricorsi di laterizi, e con nucleo interno in solidissimo conglomerato cementizio (impasto di ciottoli fluviali, ghiaia, sabbia e calce).
Le indagini archeologiche hanno permesso di datare l’impianto del monumento al I sec. d.C. e di coglierne le prime fasi di abbandono già nel corso del III sec. d.C.
Gli importanti interventi di scavo e restauro di questi ultimi anni effettuati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche non solo hanno restituito una migliorata lettura di un così importante monumento della Regione, ma hanno consentito di utilizzarlo anche per eventi spettacolari a carattere culturale.
Il parco rimarrà aperto al pubblico da metà aprile a metà settembre. Poi solo su prenotazione per gruppi.
Per visite di gruppo su prenotazione
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